lunedì 15 febbraio 2010

Il governo ricorre contro le leggi anti nucleare

Il governo ricorre contro le leggi anti nucleare di tre Regioni
di Redazione, Il Giornale, 05 febbraio 2010

Roma Prima erano i Cpt, i centri di accoglienza per gli immigrati, adesso le centrali nucleari. Nessuno le vuole, non almeno in casa propria. L’elenco dei nuovi siti ancora non è ufficiale, ma le Regioni da mesi iniziano a mettere le mani avanti: non nel nostro territorio, dicono, gli impianti stiano lontani di qua. In particolare Regioni di colore politico opposto alla maggioranza di governo. Tre consigli regionali, Puglia, Campania e Basilicata, hanno deciso addirittura per legge che nessuna centrale potrà essere costruita sul loro suolo. Le azioni di ribellione sono state proposte e approvate in rapida sequenza nelle ultime tre settimane.
Ieri la risposta da Roma: il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare immediatamente tutte e tre le leggi anti-atomo davanti alla Consulta.
Un’iniziativa «necessaria per questioni di diritto e di merito», chiarisce il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. La decisione è sua, d’intesa con il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto. E apre, com’era prevedibile, uno scontro politico su due binari: suscita proclami di «disobbedienza» locale, come nel caso del lanciatissimo presidente uscente della Puglia Nichi Vendola, e scatena tutta l’opposizione nei palazzi del Parlamento, Pd e Italia dei valori. Anche se, nemmeno due anni fa, come predecessore di Scajola al ministero dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani diceva: «Sarà possibile ridiscutere della presenza del nucleare anche in Italia».
Ma adesso dal Partito democratico si contesta il metodo del governo: il decreto legislativo all’esame delle Camere «esclude di fatto dalle decisioni sui siti sia i cittadini che gli enti locali».
È Antonio di Pietro però a giocare d’anticipo, addirittura sui mesti Verdi, da due anni fuori dal Parlamento. Ventitrè anni dopo il referendum ’87, il leader dell’Idv si candida a promotore di una nuova consultazione plebiscitaria: «L’Italia dei valori darà inizio oggi in occasione del Congresso alla raccolta delle firme contro il nucleare».
Le tre leggi regionali che vietano impianti nucleari sono contestabili, a parere di Scajola, sul piano del diritto, perché «intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l’esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell’ambiente della sicurezza interna e della concorrenza». Inoltre non impugnare i tre provvedimenti «avrebbe costituito un precedente pericoloso, perché si potrebbe indurre altre Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione d’infrastrutture necessarie per il Paese».

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