Svolta nell'inchiesta su Quirra che vede 20 indagati
Le analisi del perito della procura rilevano la presenza di cerio e torio. Tra gli indagati militari, sanitari e anche il sindaco di Perdasdefogu Walter Mura
PERDASDEFOGU. La grande novità si chiama «cerio». È un metallo delle cosiddette “terre rare” che viene utilizzato nella fabbricazione artificiale del torio. Per il consulente del pm Domenico Fiordalisi, Evandro Lodi Rizzini, non ci sono dubbi: c’era anche cerio, nelle ossa della maggior parte dei pastori riesumati nell’ambito dell’inchiesta su Quirra. Era nelle tibie analizzate, in buona compagnia con il torio, come già si sospettava da tempo. Il torio era in «una quantità che presenta un andamento crescente con l’età per i deceduti che hanno esercitato pastorizia nel poligono».
Ma è stata proprio la presenza del cerio, ad allarmare la procura: perché in quanto elemento artificiale e non comune in natura, non ci si aspettava di trovarlo nelle salme degli allevatori. Ha una svolta tutta chimica, dunque, l’inchiesta sul poligono di Quirra condotta dal procuratore Domenico Fiordalisi. Una svolta che è approdata avant’ieri con venti avvisi di chiusura delle indagini notificati dalla squadra mobile nuorese e dalla forestale ad altrettanti indagati eccellenti. Sei generali indagati per omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri: Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Walter Maulon, Carlo Landi, Paolo Ricci. Due colonnelli comandanti del distaccamento di capo San Lorenzo accusati anch’essi dello stesso reato dei primi sei militari: Gianfranco Fois e Fulvio Ragazzon, insieme al responsabile del servizio di prevenzione e protezione del poligono dal 2000 fino al 2008, Walter Carta. Tre componenti della commissione del ministero della Difesa accusati di omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri: Giuseppe Di Donato, Vittorio Sabbatini, Vincenzo Mauro. Quattro docenti universitari e tecnici dell’istituto di scienze ambientali di Siena, Francesco Riccobono, Giuseppe Protano, Fabio Baroni, Antonello Luigi Di Lella. Due chimici dell’Sgs, Gabriella Fasciani e Gilberto Nobile, già indagati dalla prima ora per falso ideologico e adesso anche per ostacolo aggravato alla difesa di un disastro. Il medico del lavoro e docente universitario, Pierluigi Cocco, accusato, insieme al sindaco Walter Mura, tra le altre cose, anche di favoreggiamento aggravato.
I bambini malformati. Tre generali, in particolare, ovvero Molteni, Cecchetti e Quattrociocchi, tutti ex comandanti del poligono di Quirra, sono accusati anche di aver «ostacolato l’opera di difesa in caso di disastro e omesso di riferire alle Aziende sanitarie di Lanusei e di Cagliari, e ai sindaci di Escalaplano e di Villaputzu e alle altre autorità competenti, che da molti anni avvenivano, con modalità illecite, brillamenti nel poligono in una zona che per le particolari caratteristiche orografiche poteva corrompere, adulterare o addirittura avvelenare le due sorgenti di acqua di Escalaplano e della frazione di Quirra». In quelle zone, si legge nell’avviso di chiusura indagini emesso dal procuratore Fiordalisi, «si erano più volte verificati casi di bambini gravemente malformati» e si cita il caso di una donna di Escalaplano «ancora in vita tra incredibili sofferenze. Poco prima della nascita, la sua abitazione è stata raggiunta dalle polveri dei brillamenti militari portate dal vento».
I radar “citotossici”. Qualche novità, rispetto alle indagini degli ultimi mesi, emerge anche intorno alle analisi fatte sulle emissioni elettromagnetiche delle postazioni radar del poligono. I test, in quella occasione, ovvero nel giugno scorso, non avevano trovato nulla di anomalo o di potenzialmente pericoloso per la salute umana. Ora, tuttavia, la procura ogliastrina dice di aver scoperto il perché: qualche addetto alle postazioni aveva abbassato la potenza dei radar prima del test che risultò, dunque, secondo la procura, assolutamente falsato.
«Nessuna cautela». I docenti universitari e tecnici senesi indagati, Riccobono, Protano, Baroni e Di Lella, sono invece accusati di aver contribuito «a esporre alla radioattività militari, civili e pastori, nonché i numerosi animali da allevamento, con l’artificio di presentare come indagine tossicologica l’indagine geochimica effettuata, senza denunciare il grave pericolo delle anomale concentrazioni di torio riscontrate nelle aree che sono considerate “ad alta intensità militare”».
Ma è stata proprio la presenza del cerio, ad allarmare la procura: perché in quanto elemento artificiale e non comune in natura, non ci si aspettava di trovarlo nelle salme degli allevatori. Ha una svolta tutta chimica, dunque, l’inchiesta sul poligono di Quirra condotta dal procuratore Domenico Fiordalisi. Una svolta che è approdata avant’ieri con venti avvisi di chiusura delle indagini notificati dalla squadra mobile nuorese e dalla forestale ad altrettanti indagati eccellenti. Sei generali indagati per omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri: Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Walter Maulon, Carlo Landi, Paolo Ricci. Due colonnelli comandanti del distaccamento di capo San Lorenzo accusati anch’essi dello stesso reato dei primi sei militari: Gianfranco Fois e Fulvio Ragazzon, insieme al responsabile del servizio di prevenzione e protezione del poligono dal 2000 fino al 2008, Walter Carta. Tre componenti della commissione del ministero della Difesa accusati di omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri: Giuseppe Di Donato, Vittorio Sabbatini, Vincenzo Mauro. Quattro docenti universitari e tecnici dell’istituto di scienze ambientali di Siena, Francesco Riccobono, Giuseppe Protano, Fabio Baroni, Antonello Luigi Di Lella. Due chimici dell’Sgs, Gabriella Fasciani e Gilberto Nobile, già indagati dalla prima ora per falso ideologico e adesso anche per ostacolo aggravato alla difesa di un disastro. Il medico del lavoro e docente universitario, Pierluigi Cocco, accusato, insieme al sindaco Walter Mura, tra le altre cose, anche di favoreggiamento aggravato.
I bambini malformati. Tre generali, in particolare, ovvero Molteni, Cecchetti e Quattrociocchi, tutti ex comandanti del poligono di Quirra, sono accusati anche di aver «ostacolato l’opera di difesa in caso di disastro e omesso di riferire alle Aziende sanitarie di Lanusei e di Cagliari, e ai sindaci di Escalaplano e di Villaputzu e alle altre autorità competenti, che da molti anni avvenivano, con modalità illecite, brillamenti nel poligono in una zona che per le particolari caratteristiche orografiche poteva corrompere, adulterare o addirittura avvelenare le due sorgenti di acqua di Escalaplano e della frazione di Quirra». In quelle zone, si legge nell’avviso di chiusura indagini emesso dal procuratore Fiordalisi, «si erano più volte verificati casi di bambini gravemente malformati» e si cita il caso di una donna di Escalaplano «ancora in vita tra incredibili sofferenze. Poco prima della nascita, la sua abitazione è stata raggiunta dalle polveri dei brillamenti militari portate dal vento».
I radar “citotossici”. Qualche novità, rispetto alle indagini degli ultimi mesi, emerge anche intorno alle analisi fatte sulle emissioni elettromagnetiche delle postazioni radar del poligono. I test, in quella occasione, ovvero nel giugno scorso, non avevano trovato nulla di anomalo o di potenzialmente pericoloso per la salute umana. Ora, tuttavia, la procura ogliastrina dice di aver scoperto il perché: qualche addetto alle postazioni aveva abbassato la potenza dei radar prima del test che risultò, dunque, secondo la procura, assolutamente falsato.
«Nessuna cautela». I docenti universitari e tecnici senesi indagati, Riccobono, Protano, Baroni e Di Lella, sono invece accusati di aver contribuito «a esporre alla radioattività militari, civili e pastori, nonché i numerosi animali da allevamento, con l’artificio di presentare come indagine tossicologica l’indagine geochimica effettuata, senza denunciare il grave pericolo delle anomale concentrazioni di torio riscontrate nelle aree che sono considerate “ad alta intensità militare”».
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