Segreti sempre più impenetrabili sulla pelle viva degli italiani più indifesi. A causa di due incidenti aerei Usa, la radioattività bellica uccide: ne sanno qualcosa i più piccoli figli di Sicilia. A Lentini, Carlentini e Francofonte più che in ogni altra parte d’Italia, soprattutto i bambini muoiono per leucemia dal 1987.
Torno in questi posti dopo 4 anni dalla prima inchiesta giornalistica che aveva sollevato il dramma, ripreso anche dalla tv olandese e da un’interrogazione parlamentare indirizzata al governo Prodi che non ha mai sortito risposta. «Non si sa che effetto avrà sul sistema immunitario dei siciliani di Lentini la radioattività delle scorie nucleari nascoste dagli americani nel suolo» si legge in un passaggio del libro scritto dal professor J.W. Gofman, ‘Radiation and Human Health’ (Sierra Club Books, San Francisco).
Dove sono stati occultati i rifiuti della vicina base militare Usa di Sigonella, durante gli anni in cui venne scritto quel saggio? In qualcuna delle 27 cave dismesse (chiamate ‘apri e chiudi’) del comprensorio lentinese. Gli investigatori della Direzione investigativa antimafia hanno rilevato che la base di Sigonella compare tra gli enti che per anni hanno scaricato rifiuti nella discarica abusiva di Salvatore Proto, un prestanome del clan Santapaola-Ercolano.
Le ricerche scientifiche concordano nel ritenere l’esposizione a grandi quantità di radiazioni come il maggiore fattore di rischio per il tumore del sangue. «La leucemia è associata al plutonio, responsabile della perdita dell’immunità biologica che colpisce un numero crescente di persone» argomenta Gofman.
Il 21 gennaio 1968 un bombardiere B-52 americano che trasportava 4 bombe H cadeva nel nord della Groenlandia, disintegrandosi e spargendo rottami radioattivi su un’area vastissima di terra e di mare. Nel giro di qualche anno le persone che erano venute a contatto con i rottami si ammalarono di leucemia. Ed in quel luogo proprio la leucemia divenne una delle più frequenti cause di morte.
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INCIDENTI RIMOSSI
12 luglio 1984, alle ore 14,45 proprio a Lentini, precipitò un aereo nordamericano. Un quadrigetto Lockeed C141B ‘Starlifter’ dell’Us Air Force, con un carico di 44 tonnellate si schiantò in contrada Sabuci-San Demetrio, dopo essersi levato in volo da Sigonella diretto ufficialmente in Africa. Nell’impatto morirono sul colpo 9 militari americani. “I marines giunsero sul luogo del disastro pochi minuti dopo lo schianto ed ostacolarono militarmente l’intervento dei mezzi di soccorso locali e l’accesso addirittura delle forze dell’ordine; l’indagine fu sottratta alla magistratura italiana” rivela il sostituto commissario della Polizia di Stato, Enzo Laezza che l’11 agosto 1987 ha perso la figlia Manuela, colpita dalla leucemia mieloide acuta. Le autorità americane mantennero il massimo riserbo sul carico trasportato dal velivolo. La zona dove precipitò l’aereo Usa venne transennata e, per una quarantina di giorni, la statale 194 che collega Catania a Ragusa, fu interdetta al traffico veicolare.
Un altro incidente aereo, del quale però si hanno solo scarne notizie, si verificò nel giugno del 1985. Nell’occasione un velivolo dell’aviazione Usa, in volo verso la base di Sigonella, perse quota su Lentini. Il pilota riuscì ad evitare il centro abitato dirigendosi nella campagna limitrofa al paese. L’aereo si disintegrò al suolo e i militari che si trovavano a bordo persero la vita. L’area rimase impenetrabile per diversi mesi, fino a quando tutti i frammenti del velivolo precipitato non furono raccolti. Identico protocollo adottato in occasione dell’incidente avvenuto l’anno precedente.
Cosa trasportavano i due aerei americani sui cieli di Lentini? Oltre ai velivoli e agli uomini che persero la vita nei due incidenti, cos’altro precipitò sul suolo lentinese? A bordo vi erano ordigni nucleari o soltanto uranio impoverito usato come contrappeso?
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CONSEGUENZE MORTALI
Gli avvenimenti e le circostanze circa la potenzialità altamente inquinante della base di Sigonella, a Lentini, sono in rapporto di causalità con l’elevatissimo tasso di mortalità per leucemie? Purtroppo lo attestano le evidenze scientifiche. L’epidemiologo Anselmo Madeddu ora non ha più dubbi. Nel 2006 l’allora governatore regionale Totò Cuffaro, organico a Cosa Nostra, sospese la prosecuzione di un’indagine scientifica. L’Atlante della ‘Mortalità per tumori’ (volume 2), realizzato dall’azienda sanitaria locale Siracusa 8, con il contributo scientifico dell’Università di Catania, documenta le conseguenze di due gravi incidenti aerei sottoposti a segreto di Stato: «In provincia di Siracusa negli ultimi anni si è osservato un aumento della mortalità per leucemie. Estendendo l’osservazione ad 8 anni i tassi provinciali si attestano intorno a quelli regionali e nazionali, ad eccezione del distretto di Lentini dove si osservano tassi di gran lunga maggiori». Denuncia il dottor Pino Bruno, esperto sanitario della Cgil: “Questo dato nell’ultimo periodo di osservazione non solo si è consolidato, ma è cresciuto e sembra ineluttabilmente destinato a moltiplicarsi. La mortalità e l’incidenza dei tumori del sangue, in particolare leucemie e linfomi, nella zona nord della provincia siracusana, caso totalmente diverso dalla situazione di Augusta, Priolo e Gela, sta divenendo sempre più preoccupante. Sarebbe utile verificare se esistono fattori di rischio legati a determinati rifiuti tossici che hanno inquinato terreni e falde freatiche non distanti dall’insediamento militare di Sigonella”.
Nell’area vivono 60 mila persone
su un totale di 403 mila dell’intero territorio provinciale. Il 30 gennaio 2006, l’associazione ‘Manuela-Michele’, che dal 1991 si batte per far luce sul gran numero di bambini deceduti in loco a causa della leucemia, ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Siracusa, sollecitando un’indagine sulla «tangibile possibilità che i numerosi casi di leucemia possano essere causati dalla commistione di reati contro l’ambiente». Secondo l’avvocato Santi Terranova “tocca alla magistratura indagare e capire perché in questa zona della Sicilia i bambini muoiono in percentuale maggiore rispetto ad altre aree del Bel Paese”. Il fascicolo aperto un lustro fa, giace nelle mani del pm Maurizio Musco. Il pubblico ministero mi riceve, ma non si sbottona di un millimetro.
Il documentato Rapporto dell’Asl 8 ipotizza una causa di inquinamento scatenata dalla presenza sul territorio di «discariche illegali di scorie radioattive. Infatti le radiazioni ionizzanti sono associate ad un aumento di rischio per leucemie e possono avere due origini: origini nucleari , per disintegrazione di radionuclidi naturali come il radon o per disintegrazione di radionuclidi artificiali come nel caso delle centrali nucleari o delle bombe». Il volume ha avuto anche la prefazione del professor Donald Maxwel Parkin, membro dell’International Agency for Research on Cancer (Iarc): «Si spera che gli autori di questa eccellente monografia avranno l’energia, il tempo e la pazienza per preparare una terza monografia, quando saranno disponibili i risultati scientifici». I dati ci sono, ma inspiegabilmente il terzo volume dell’Atlante, la cui presentazione era prevista per ottobre 2006, ha subito un brusco stop dalla Regione. A Lentini e dintorni, numerosi cittadini, soprattutto i genitori che hanno perso i figli continuano a chiedersi insistentemente se esista un qualche nesso di causalità tra l’elevato tasso di mortalità infantile per leucemie e alcuni incidenti aerei avvenuti negli anni ’80. Il Governo Berlusconi tace.
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ECOMAFIE DI ZIO SAM
La base di Sigonella smaltisce i propri rifiuti prodotti in enorme quantità nell’ampio complesso militare proprio in territorio di Lentini, in contrada Armicci. Sempre in loco vengono smaltiti i rifiuti speciali ospedalieri prodotti nel grande ospedale della vicina base americana che si occupa della salute degli 8 mila soldati di stanza a Sigonella e di tutti quegli altri assegnati alle diverse altre basi della marina militare Usa dislocate nel Mediterraneo. Chi li controlla? Nessuno. Per lo ‘Zio Sam’ non valgono le leggi italiane ed il nostro governo non ha mai fatto rispettare la sua sovranità. Neppure l’Epa (agenzia federale di protezione ambientale degli Usa) ha l’autorità di monitorare le basi militari all’estero. A John Groveman, addetto stampa della base Usa, giriamo i quesiti, ma non otteniamo che un seccato “No comment”.
E’ alla Giano Ambiente Srl che la marina Usa affida attualmente lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri prodotti nelle infrastrutture sanitarie della base di Sigonella. Fondata nel 1983, la Giano Ambiente Srl fa parte del Gruppo Giano S.p.A. con sede a Messina e ufficio di rappresentanza a Milano -opera nel settore della bonifica, trasporto, smaltimento e trattamento dei rifiuti d’ogni genere prodotti in Italia, Germania, Francia ed Austria; la società vanta ufficialmente un fatturato annuo di 4 milioni di euro. Essa è anche una delle aziende di fiducia della marina militare italiana: la Direzione Commissariato in Sicilia le affida la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti delle basi navali di Augusta, Messina e Catania; l’impresa esegue inoltre, lo smaltimento dei rifiuti industriali e tossici prodotti negli impianti di Priolo e Gela di proprietà delle principali aziende petrolchimiche. Amministratore e principale azionista della Giano è il manager Gaetano Mobilia, rinviato a giudizio nell’aprile 2004 con l’accusa di turbativa d’asta, falso e abuso d’ufficio. Già nel febbraio 2002 il Tribunale aveva interdetto il Mobilia per 2 mesi dall’esercizio dell’attività d’impresa. Il nome di Gaetano Mobilia è poi comparso nel ‘Rapporto Ecomafia 1998’ di Legambiente: il manager messinese è legato alla Odm di Giorgio Comerio, più volte sotto inchiesta per traffici di rifiuti radioattivi e tossico-nocivi, ovvero affondamenti di navi e siluri nel Mediterraneo e in alcuni Oceani, nonché occultamenti in Africa (alla voce Somalia ma non solo). Mobilia ha fatto anche parte del consiglio d’amministrazione della Servizi Ambientali di Filippo Duvia, società coinvolta nello scandalo dei rifiuti occultati nella discarica di Pitelli a La Spezia. Un dato per tutti: le forze armate, abitualmente esenti dal rispetto delle regole ambientali sono la maggior fonte d’inquinamento al mondo. Soltanto il Dipartimento della Difesa Usa produce mediamente 800 mila tonnellate di rifiuti nocivi, cinque volte quelli prodotti dalle cinque maggiori multinazionali chimiche, senza contare quelli nucleari.
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BUNKER NUCLEARE SOTTO L’ETNA
Sigonella è stata posta a disposizione delle Forze Armate degli Stati Uniti d’America sulla base di un memorandum firmato l’8 aprile 1957 e mai ratificato dal Parlamento italiano. Il 18 dicembre 2003, è stato predisposto segretamente un nuovo “Accordo Tecnico” tra Italia e Stati Uniti per regolare l’utilizzo delle installazioni militari della base militare. ‘Nassig’ ricopre un ruolo fondamentale nello stoccaggio e nella manutenzione di testate e munizioni per le unità della VI flotta e i reparti dell’aviazione Usa e Nato. L’infrastruttura è classificata dal Pentagono quale ‘Special Ammunition Depot’ (deposito di munizioni speciali), in quanto è a Sigonella che viene effettuato lo stoccaggio delle bombe nucleari del tipo B 57 -stimate in 100 unità- utilizzate per la guerra antisommergibile. Una ventina circa di queste testate nucleari sono destinate ai velivoli Atlantic in forza al 41° Stormo dell’Aeronautica italiana.
Il numero delle testate nucleari ospitate nella base siciliana cresce in particolari periodi di esercitazioni o di crisi internazionale, quando la base aeronavale funziona da centro di manutenzione per le armi nucleari destinate alle unità navali della VI flotta e ai velivoli imbarcati. “Periodicamente vengono dislocate a Sigonella anche le testate nucleari del tipo B 43, B 61 e B 83 con potenza distruttiva variabile da 1 kiloton a 1,45 megaton” rivela un alto ufficiale dell’U.S. Navy, di origine italo-americana.
A 39 chilometri si erge il vulcano Etna con le sue eruzioni e a 16 la città di Catania. La base sorge nei territori di Lentini (Siracusa) e Motta Sant’Anastasia (Catania) e si compone di due sezioni: Nas 1 e Nas 2 (Naval Air Station 1 e 2). Il primo settore ospita gli uffici amministrativi e di sicurezza, gli alloggi per gli ufficiali, servizi e strutture per il personale, un centro commerciale. Nas 2 sorge invece a 15 km di distanza e comprende le due zone militari operative degli Usa e della Nato, un Air Terminal, altri centri residenziali, due piste d’atterraggio di 2.500 metri, due aree di parcheggio in grado di garantire la prontezza operativa ad un’ottantina tra aerei da trasporto, cacciabombardieri, pattugliatori ed elicotteri da combattimento, depositi munizioni, e sistemi radar e di intercettamento. A circa 3 km da Nas 2, nel territorio di Belpasso, è presente una terza area militare in cui sono stati realizzati un centro trasmissioni ed una decina di depositi sotterranei colmi di munizioni e sistemi d’arma. Infine, nell’adiacente porto di Augusta, sovente attraccano e stazionano sommergibili a propulsione ed armamento nucleare, sotto controllo diretto del Pentagono.
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OPERAZIONI DI GUERRA
La più grande potenza mondiale sta riposizionando le proprie pedine sulla cartina del vecchio continente. Con l’obiettivo di rendere più efficiente la loro attività, gli Stati Uniti vogliono stabilire una nuova centrale operativa che avrà tra i suoi principali scopi la lotta al terrorismo globale. Singolare coincidenza: questa strategia interessa le principali installazioni della Nato in Italia. Il Bel Paese, infatti, grazie alla sua posizione strategica nel Mediterraneo è particolarmente adatto a controllare il Medio Oriente e l’Africa Subsahariana. La nuova strategia emerge dalla relazione che, nel marzo 2006, , l’allora comandante delle forze Usa e alleate in Europa James L. Jones, aveva presentato al Congresso e al Senato americano. Nel testo si chiedono ingenti finanziamenti per rafforzare la presenza a stelle e strisce. Il rapporto conferma quanto lo stesso generale Jones avrebbe poi affermato nel 2007, ossia che il governo di Washington “sta cercando una postazione a sud delle Alpi per concentrare le operazioni speciali”. L’alto ufficiale aveva precisato che la sede ideale per tale unità era Rota, nel sud della Spagna, o Sigonella, in Sicilia. Dopo queste dichiarazioni che avevano suscitato l’approvazione del Ministro della Difesa Antonio Martino, è piombata l’ennesima occupazione.
La base siciliana di Sigonella è già diventata a tutti gli effetti, il centro strategico di attività di intelligence, di sorveglianza e di sostegno agli interventi nella realtà mediorientale. Innanzitutto i fondi per lo più destinati a Germania e Italia. Nel 2007, ad esempio, nell’ex giardino d’Europa sono piovuti oltre 300 milioni di dollari: 260 per la base di Aviano, mentre Sigonella ha ricevuto 13,05 milioni di dollari per un nuovo sistema di comunicazione satellitare.
Come ha riportato il quotidiano spagnolo ‘El Pais’, 702 dei 2.237 soldati che si trovavano a Rota sono traslocati con le loro famiglie a Sigonella, dove i militari americani sono già 5 mila (la cifra esatta è top secret). D’altra parte Sigonella non ha mai smesso di espandersi. L’ultimo capitolo riguarda il mega progetto di 675 milioni di dollari stanziati per potenziare le infrastrutture, ampliare le piste di volo, creare 1.100 alloggi per i nuovi reparti. Dall’inizio degli anni ’90 Sigonella è stato centro di tutte le operazioni militari, dalla guerra nel golfo Persico del ’91, alla devastazione dei Balcani, all’invasione dell’Iraq, ai recenti bombardamenti in Libia.
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