martedì 3 maggio 2011

Uranio Impoverito: la sudditanza dell’Italia agli interessi Usa


Uranio Impoverito: la sudditanza dell’Italia agli interessi Usa

Di recente in Sardegna, il procuratore della Repubblica di Lanusei ha ordinato la riesumazione dei corpi di 18 pastori morti tra il 1995 e il 2010 a causa di tumori, tutti accomunati dal fatto che portavano al pascolo le greggi nella zona dove si trova il poligono Nato-interforze di Perdasdefogu-Salto di Quirra. La decisione è avvenuta dopo che l’Asl locale aveva segnalato che molti allevatori erano morti di leucemia e che parte del bestiame era nato deforme.La Procura ha incaricato il fisico nucleare Prof.Evandro Lodi Rizzini dell’Università di Brescia e del Cern di Ginevra, di compiere tutti gli accertamenti del caso.

Un fatto non nuovo in terra di Sardegna, dove già in precedenza erano morti dei militari per quella che è oramai definita la sindrome Balcani- Quirra-Escalaplano, ma le vittime militari a livello nazionale possono essere collegate soprattutto ai vari teatri operativi, dove le forze armate italiane hanno operato negli ultimi anni: Somalia- Kosovo- Iraq-Afghanistan,dove la Nato ha fatto largo uso di munizionamento all’Uranio Impoverito, utilizzato anche nei poligoni a fini addestrativi.

Non va poi dimenticata la guerra d’aggressione contro la Serbia nel 1999, dove bombe e proiettili perforanti all’Uranio sono stati usati in modo massiccio contro obiettivi civili e militari.

La Sardegna è una terra che da decenni subisce le cosiddette “ servitù militari”,non per interessi Nazionali( ricordiamo che in base al trattato di pace sottoscritto dall’Italia dopo la sconfitta nella II Guerra Mondiale non possiamo installare nostre basi aereonavali sul suolo dell’isola), con gli importanti poligoni di Teulada 2700 ettari nella penisola del Sulcis Iglesiente per l’addestramento della Sesta Flotta Usa,forse aereo navali Nato e corazzate-Salto di Quirra 12.700 ettari che comprendono il poligono missilistico e aree per l’addestramento Nato e VI Flotta –Capo Frasca 1416 ettari, poligono di tiro Nato e Usa, stazioni radar , depositi logistici e un eliporto- A questi va ad aggiungersi l’importante aeroporto di Decimomannu e le basi di La Maddalena Santo Stefano ,Tempio e Tavolara.

Il Presidente dell’Associazione Nazionale Vittime Arruolate nelle Forza Armate,Falco Accame , che da anni si batte a fianco dei militari contaminati, ha commentato con favore l’iniziativa del magistrato di Lanusei che potrebbe contribuire a fare luce su tutta la questione legata ai decessi di soldati e civili, con la possibile incriminazione per omicidio plurimo e disastro ambientale.

COSI’ NEGLI USA

(Los Alamos National Laboratori "Long-Term Fate Of Depleted Uranium At Aberdeen And Yuma Proving Grounds Final Report, Phase I: Geochemical Transport And Modeling", LA-117 90-MS, DE90 012660 (1990), Los Alamos National Laboratory, New Mexico 87545, USA dichiarano che nei poligoni dove sono utilizzate munizioni contenenti DU, Aberdeen e Yuma in zone desertiche all’interno degli Stati Uniti deserti USA tra gli anni “70 e “ 80 , non vi potranno esservi insediamenti umani, se non dopo bonifica preventiva-(1)

Nella contea di Jefferson (Indiana), il Pentagono ha chiuso un poligono di tiro di circa 80 ettari, dove un tempo testava obici all'Ui. Il preventivo più basso per bonificare la zona ammonta a 7,8 miliardi di dollari - senza contare lo stoccaggio perenne di uno spessore di sei metri di terra e la vegetazione da eliminare. Ritenendo il prezzo troppo alto, l'esercito ha cercato altre soluzioni e ha infine deciso di offrire il terreno al servizio dei parchi nazionali per crearvi una riserva naturale, offerta che è stata rifiutata. Ora si dice che l'ex poligono di tiro sarà riconosciuto «zona di sacrificio nazionale» con conseguente divieto di accesso in eterno! Ecco una notizia che chiarisce quale sarà il futuro delle diverse zone del pianeta in cui gli Stati uniti hanno utilizzato e utilizzeranno armi all'uranio impoverito(6)

I MILITARI ITALIANI

Sarebbero ben 216 i militari italiani morti a tutto il 2010 e oltre 2500 quelli contaminati, ha affermato nello stesso anno Francesco Palese,responsabile dell’”Associazione Vittime Uranio”, anche se i dati ufficiali forniti dalla Sanità militare sono fermi al 2006…

La questione dell’Uranio però travalica la sola Sardegna, e interessa nel suo complesso tutte le Forze Armate italiane impiegate all’estero,(e i civili impiegati presso di esse nella manutenzione dei parchi automezzi), nelle missioni cosiddette “umanitarie”, dove gli interessi dell’Italia sono pressoché inesistenti, ed esposte con scarsa o tardiva informazione e protezione agli effetti tossici del DU, quelli stessi effetti che poi nel silenzio assordante dei media Occidentali hanno colpito le popolazioni civile dei Balcani, del Vicino Oriente e che probabilmente colpiranno anche i libici nei prossimi anni,fatti oggetto in questi giorni dei “bombardamenti umanitari della Nato”.

Si deve prendere atto che solo le coraggiose iniziative di qualche magistrato d’assalto ,delle varie associazioni e dei singoli hanno fatto registrare qualche passo in avanti, mentre a livello politico pressoché nulla è stato fatto fino ad oggi a riprova che non si è voluto trovare nulla, e difatti la famosa “ commissione Mandelli”, dal nome del suo coordinatore il Prof.Mandelli ha trovato ben poco,inficiata anche da errori statistici nell’analisi,così come rilevato a suo tempo dal Prof.Lucio Bertoli Barsotti dell’Università di Torino che rilasciò la seguente dichiarazione: “

C'è un errore statistico nell'analisi operata da parte della Relazione Mandelli. In particolare questo errore non permette alla Commissione di rilevare l'effettiva "significatività statistica" del numero di casi di Linfoma di Hodgkin (cioè il fatto che tale numero è abnorme rispetto all'incidenza spontanea della malattia ed è ragionevolmente inspiegabile alla luce del solo effetto del caso) nel gruppo di militari considerato.(2)

Faccio riferimento al testo della "Relazione preliminare" della Commissione guidata dal professor Franco Mandelli, istituita dal Ministero della Difesa per indagare sull'incidenza di neoplasie maligne tra i militari impiegati in Bosnia e Kossovo, e pubblicata sul sito del Ministero della Difesa. Come forse e noto, si tratta di uno studio ancora in fase di evoluzione. Tuttavia le conclusioni preliminari in merito ad una "non significatività statistica" del numero di casi per quel che concerne, in particolare, il "linfoma di Hodgkin" - la forma tumorale che doveva aver destato maggior sospetto, per l'anomalo numero di casi osservati -, fra i militari, sono state acquisite agli atti e rese note all'opinione pubblica attraverso i media, giornali, radio e tv (insomma una sorta dì messaggio nella direzione del "cessato allarme").

La Relazione della Commissione istituita dal Ministero della Difesa, quindi di parte, con a capo il Prof. Mandelli- docente fuori ruolo di Ematologia all’Università La Sapienza di Roma- presenta il numero di '"casi attesi" e di "casi osservati", per ciascuna patologia tumorale, in due tabelle, la numero 8 e la numero 9. Esse si riferiscono rispettivamente a due possibili approcci al conteggio dei casi di patologia: il primo considera tutti i militari, mentre il secondo ne seleziona una parte, ipotizzando per la malattia un periodo di latenza di dodici mesi prima di manifestarsi. Ora, il fatto è che dai dati riportati nelle tabelle, si evince che (la CM evidentemente non se ne avvede a causa di alcuni errori metodologici nell'elaborazione) per quanto concerne il LH sussiste un significativo eccesso di casi osservati, sia nel gruppo di tutti i militari, che nel sottogruppo che si ottiene ipotizzando il periodo di latenza della malattia (inutile aggiungere che la persistenza di tale esito di significatività è anch'essa "significativa").( 2)

“Inoltre la stessa Commissione evitava di analizzare i casi prima del 1996( 3),tralasciando volutamente l’Operazione Restore Hope in Somalia del 1992/3, Bosnia 1995 e prima guerra del Golfo 1991.

Non sono stati inclusi nel conteggio i civili italiani e stranieri e i militari in congedo e nessun confronto è stato fatto tra i rischi derivanti da nano particelle di Uranio e quelli di metalli quali il tungsteno presente nelle armi convenzionali”. Queste solo alcune delle manchevolezze non casuali della commissione che terminò la sua attività nel 2002.

Le conclusioni sono a dire poco sconcertanti:1)le neoplasie maligne considerate globalmente risultano essere in numero inferiore a quello atteso.

2)Esiste un eccesso statisticamente significativo di casi di linfoma di Hodgkin tra i militari impegnati in Bosnia –Kosovo.

3) i risultati dell’indagine a campione svolta sui militari impegnati in Bosnia- Kosovo, non hanno evidenziato contaminazione da DU. (4) sulla base dei dati rilevati e delle informazioni attualmente disponibili non è stato possibile individuare la cause dell’eccesso di linfomi di Hodgkin evidenziato dall’analisi epidemiologica svolta…( 4)

In pratica tutto sarebbe normale, si ci sono gli ammalati le cause non sono certo i metalli pensanti e eventuali radiazioni prodotte dalle armi al DU.

La seconda Commissione d’inchiesta istituita dal Parlamento nel 2005 e chiusa nel 2007 non ha trovato nulla di nuovo,evidenziando che : “ da verifiche e testimonianze raccolte nei Balcani…non sono emersi elementi che consentano di affermare che le patologie in questione siano da attribuirsi a effetti tossicologici o radiologici derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti o alla contaminazione chimica dovuta a questo tipo di munizionamento, e appare di rilievo che a tutt’oggi non sono state riscontrate , a quanto risulta alla Commissione, tracce di Uranio Impoverito in campioni istologici di militari impegnati nelle missioni in Bosnia –Erzegovina e in Kosovo che hanno sviluppato patologie tumorali.(4)

Anche per la seconda Commissione ministeriale di parte ,i risultati sono negativi e dovuti al caso...oppure non hanno cercato volutamente, dove avrebbero dovuto cercare, utilizzando tutti gli strumenti disponibile e l’apporto di personale scientifico neutrale.

A tal proposito riportiamo gli studi fatti dalla Dott.ssa Maria Antonietta Gatti, responsabile del laboratorio dei biomateriali presso il dipartimento di neuroscienze dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia:Qui si parla di inquinamento da nano particelle, nano polveri quando si depositano nell’ambiente,causate dalle esplosioni in guerra e nei poligoni di tiro e che entrano nell’organismo attraverso l’aria e il cibo .Le nano particelle si producono con altissime temperature ,circa 3000°C( l’impatto dei proiettili al Ui contro mezzi corazzati).

La Dott.ssa Gatti e un gruppo di ricercatori facenti parte di un progetto di ricerca europeo, ha individuato nel settore militare una delle principali fonti per rintracciare nano patologie. Lo studio ha evidenziato la presenza di nano particelle con metalli pesanti nei tessuti dei militari reduci dai settori operatici Balcanici e del Vicino Oriente. Si è giunti così alla conclusione che “ la sindrome dei Balcani non sarebbe causata dalla radioattività del Ui, ma dalle nano particelle liberate nell’atmosfera a seguito di esplosioni, causando quindi forme tumorali”.( 4)

Balcani

Falco Accame contestò da subito i risultati della “Commissione Mandelli”anche sulla base del numero di personale preso in considerazione che risulta in circa 27.000-30.000 uomini inviati nei Balcani, arrivando addirittura a 43.000 comprendendo Albania , Croazia,Macedonia e Slovenia. Invece, sostiene Accame, bisognava prendere in considerazione solo una piccola parte del personale impiegato in particolare in Bosnia, dove non sono state adottate protezioni,a differenza del Kosovo che a partire dal 22 novembre 1999 seguendo le disposizioni impartite sono state invece adottate. Questa incongruenza di base inficia quanto dichiara nella Commissione Mandelli,perché bisognava tener presente il numero reale dei militari impegnati esposti, che andava messo in rapporto con il numero di casi registrati di possibile contaminazione.

I CIVILI ITALIANI CONTAMINATI NEI BALCANI

Oltre al personale militare anche i civili al seguito delle truppe come supporto logistico sono stati contaminati, è il caso a suo tempo denunciato dall’Osservatorio Militare” di un operaio addetto alla manutenzione dei mezzi cingolati( Polo Mantenimento Pesante Sud) ammalato di cancro del sangue, ma altri sono i casi segnalati di leucemia acuta.

In Bosnia, nel corso delle operazioni Beny Flight 5 agosto/22 settembre 1994 e Deliberate Force 29 agosto/14 settembre 1995, furono sparati oltre 10.000 proiettili all’Uranio Impoverito da aerei da attacco al suolo A-10 e circa 400 missili da crociera Tomahawk, mentre in Kosovo tra Pec e Djackvocica ben 14.000 furono le bombe e i proiettili caduti sul terreno,proprio nella zona controllata dagli italiani. Si stima in circa 4 le tonnellate dl’Uranio Impoverito presente allora nel nostro settore, su un totale di 10 per l’intero teatro (N.d.R.- Il settore italiano era quello più colpito armi con Du, a differenza di quello Usa dove sono state praticamente inesistenti a riprova dei grandi interessi in geopolitici in gioco con gli Stati Uniti tesi a creare una testa di ponte per controllare i Balcani e le grandi riserve minerarie del Kosovo)

ATTACCO ALLA SERBIA:nel teatro di guerra balcanico ci fu poi l’attacco premeditato alla Serbia nel 1999, dove furono riversate altre bombe e proiettili con Ui per piegare la volontà di resistenza del popolo serbo, anche la capitale Belgrado fu colpita.

Effetti collaterali:A tutt’oggi l’unica cosa certa è che sono migliaia i civili colpiti dagli effetti dell’Uranio impoverito dal 1994 al 1999, di sicuro sono aumentate le leucemie e altri tumori , nonché malattie legate al sistema renale. Da notare che nella condotta criminale della guerra, che non ha tenuto conto di nessuna convenzione internazionale, i cosiddetti “ liberatori”della Nato non hanno disdegnato neppure l’uso di armi biologiche, con parassiti lanciati sulle coltivazioni serbe, e colpito impianti chimici come quelli situati nella cittadina di Pancevo vicino a Belgrado in quello che può benissimo essere definito un vero e proprio attacco chimico, che nessun organismo internazionale ha mai condannato.

KOSOVO SCARSA PREVENZIONE

Il pressapochismo con cui furono fatti operare i soldati italiani è evidenziato nel libro e Dvd “ L’Italia chiamò”, che parla del teatro operativo balcanico. Qui si fa menzione ,tra le altre cose,ad un’operazione denominata in codice “ Vulcano”: 1996 Kosovo, soldati italiani seppellisco in una grande buca armi e munizioni non utilizzate lasciate dalle forze Usa e Nato, che sono fatte saltare con esplosivo. Nessuno dei militari indossa protezioni e così finiscono per respirare il pulviscolo tossico che si sprigiona dopo il brillamento. Dopo pochi anni dei 14 uomini che formano la squadra addetta all’operazione, 8 si ammalano, 2 muoiono di cancro e altri due generano figli deformi.

Eppure bastava che qualcuno presso la Difesa s’informasse meglio per evitare pericoli alle truppe italiane. La famosa “ Sindrome del Golfo” che colpì molti soldati Usa e Alleati impiegati contro l’Iraq, non era una delle tante storielle inventate da qualche giornalista in cerca di pubblicità.

La causa, più che le radiazioni contenute nel munizionamento sono da imputare all’impatto nefrotossico poiché il DU è un metallo pesante altamente inquinante per l’ambiente circostante. Su oltre 600 mila uomini dispiegati nella guerra contro l’Iraq nel 1991, oltre 50.000 sono stati colpiti da gravi disturbi e tra i 5 e 10 mila sono già deceduti( D.D’Onofrio). Anche Greenpeace nel 1999 pubblicò uno studio, dove si evidenziavano gli effetti delle munizioni al DU, concludendo che “l’impatto principale per la salute è dovuto agli effetti tossici”.

Studi effettuati dal settore ambiente dell’Onu e pubblicati nel 2003, hanno rilevato che nell’aria e nel suolo della Bosnia vi erano tracce di Uranio Impoverito sette anni dopo l’uso di tali armi, ma al tempo stesso afferma che è “ molto improbabile che l’Uranio possa essere collegato a problemi di salute riscontrati in quei luoghi, ma stranamente lo stesso organismo “ raccomanda la raccolta di frammenti contenenti Du, il coprire con asfalto o terra le zone contaminate e mappare le aree contaminate”.

Nel Vicino Oriente, in Iraq le forze britanniche e statunitensi fecero largo uso di armi con Uranio Impoverito. Ramsey Clark, fondatore dell’International Action Center, già Attorney General-Procuratore Generale, disse all’epoca di stimare in circa 350 tonnellate la quantità di Du dispersa sul suolo iracheno e dichiarò : “ Ho potuto osservare l’effetto di questa nuova sostanza tossica in occasione della mia visita agli ospedali per l’infanzia in Iraq. Inizialmente,nel dramma dei bombardamenti e della carestia causata dalle sanzioni, i dottori non si erano resi conto dell’enorme aumento dei tumori infantili, come leucemia, sindrome di Hodgkin e linfomi”.( wwpublisch.com).

E’ certo l’uso di armi con Ui anche durante la campagna estiva del 2006 condotta da Israele contro il Libano e non vi è ombra di dubbio che anche in Libia le forze della coalizione Alleata stia impiegando testate belliche perforanti con Ui. Nel Focus di politica estera di Berkely ( California) si da per certo il loro utilizzo e si parla di un bombardamento compiuto da bombardieri B52 24 ore dopo l’attacco a Gheddafi contro obiettivi civili con lo sgancio di 45 tonnellate di bombe.

BOMBE E PROIETTILI:PERCHE’ VIENE USATO l’URANIO IMPOVERITO

Dal 1991, prima guerra del Golfo e per finire ai nostri giorni con la Libia, si è assistita a una escalation nell’uso di proiettili e bombe contenti Uranio impoverito.

Il motivo dell’utilizzo di questo materiale proveniente dallo scarto delle centrali atomiche e dell’industria nucleare in genere,trae origine nel 1970, in piena Guerra Fredda, tra la Nato e il Patto di Varsavia.Il Pentagono ricevette dei rapporti da parte dei servizi segreti che lo informavano che l’Unione Sovietica stava progettando un nuovo tipo di corazza con cui dotare i propri mezzi, la quale sarebbe stata capace di neutralizzare gli effetti delle munizioni perforanti di allora in dotazione agli Usa e suoi Alleati.

I ricercatori Usa dopo molte sperimentazioni stabilirono che il DU fosse il materiale migliore per i nuovi proiettili perforanti e bombe anti bunker e mezzi corazzati. I motivi risiedevano nella durezza del Du, migliore del tungsteno, inoltre essendo anche molto pirofilo ( raggiunge in brevissimo tempo temperature di 3000°), consente di attraversare spesse corazze e le pareti dei bunker sedi di posti comando con buona facilità. Il suo costo rispetto al tungsteno è relativamente basso e da un punto di vista strategico gli Usa potevano così permettersi di non dipendere dalle importazioni di quel metallo prodotto in massima parte dalla Cina, con tutti i benefici in termini di autonomia in caso di guerra.

Autore: Federico Dal Cortivo

Armi e munizioni più comuni che normalmente utilizzano Uranio Impoverito :

Gbu( Guided Bomb Unit)-24 a GUIDA LASER- INDICATE CONTRO MEZZI CORAZZATI E POSTAZIONI PROTETTE

Gbu-28

Blu-109 CONTRO POSTAZIONI PROTETTE

Blu-107- ANTI PISTA AEROPORTO

Missili Cruise Tomahawk

Proiettili perforanti da 30mm impiegati dagli aerei d’attacco al suolo A10

Proiettili controcarro APFSDS da 105/120mm

MK-149-2 da 20mm

PGU/20 da 20mm

Note:

1 )M.Lina Veca

2) Fondazione Pasti

3)Vittime Uranio.com

4) Le servitù militari in Sardegna-Flori-Ledda

5)Robert J.Parson- Day Wiliams,Mystery Metal, Nigthmare in Afghanistan?

1 commento:

  1. Del pericolo uranio impoverito ne parlai per primo in Italia agli inizi del 1999. Ancor oggi si evita accuratamente di citarmi: perché?

    Marco Saba

    RispondiElimina

Respiriamo tutti l'aria radioattiva proveniente dalle armi all’uranio

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