sabato 22 dicembre 2012

Fine calendario Maya e 19mila testate nucleari

Fine calendario Maya e 19mila testate nucleari per la fine del mondo



Se la fine del mondo Maya era "solo" la fine del calendario Maya ciò non toglie che "con 19mila armi atomiche intorno c'è una buona possibilità". Questo il messaggio dell'ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), anche se il nostro mondo, come scrive nel suo libro il Presidente dell'AIPRI Paolo Scampa, è ormai "una camera a gas atomica".



La fine del calendario Maya su cui i fuffologi hanno basato (fino all'ultimo minuto) intere carriere, non c'è stata. Nessuna traccia nemmeno del panico collettivo che qualche sociologo aveva previsto, essendo questa a buon diritto la prima apocalisse dei tempi "connessi". La fine del calendario Maya può essere però un momento di riflessione importante su una vera "possibile fine del mondo" che ci minaccia, orologio nuclearealla mano (non quello dell'INRIM ma quello del Doomsday Clock). Si tratta delle 19mila testate nucleari puntate sull'avversario (di turno) che il mondo atomicamente armato conserva gelosamente nei propri silos. Testate nucleari pronte, ad un cenno, a sterminare la razza umana. Un abominio ricordato dall'ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) che, con un tweet ha diffuso (il 19 dicembre) questo manifesto sulla fine del calendario Maya:"21.12.2012 se il mondo non finisce domani, con 19mila armi atomiche intorno c'è una buona possibilità". Anche se oggi non va più di moda marciare per la Pace e il governo italiano, uno su tutti, può tranquillamente scegliere di comprarecacciabombardieri F35 e nuovi armamenti con le tasse dei cittadini, le armi nucleari sono una minaccia costante per la nostra esistenza, sia di per sé, sia per la mortale filiera atomica che serve per produrle, testarle e manutenerle.

Per capire come la fine del mondo possa avvenire in un secondo, l'ICAN spiega come ne bastino dieci, di secondi. In un video intitolato "Ten Seconds it's all it takes"l'organizzazione pacifista spiega infatti come bastino dieci secondi per fare azioni estremamente comuni ed "umane" quali allacciarsi le scarpe, bere dell'acqua, tagliare una fetta di torta, capovolgere l'esito di una partita di calcio, posare per una foto, e come servano giusto gli stessi secondi per "creare una catastrofe umanitaria". Scrive l'ICAN nel video: "Ci vogliono dieci secondi perché la palla di fuoco di una bomba nucleare arrivi al suo volume massimo, e per uccidere centinaia di migliaia di persone in pochi minuti. Altre migliaia saranno uccise dalle radiazioni per cui nessun dottore o agenzia di soccorso sarà capace di intervenire". Per questo ci vogliono anche "dieci secondi", ricorda l'organizzazione, per firmare un trattato che vieti le armi nucleari e lo stesso tempo per "condividere il video e dirlo ai tuoi amici". Purtroppo questo video postato su Youtube è stato visto da meno di 140 persone (è in linea da metà ottobre 2012), e il dato potrebbe dare lo spessore di quanto la popolazione mondiale, così interconnessa e "social" sia in realtà composta più da "spettatori mitridatizzati" che da soggetti "attivi e pensanti". Ecco probabilmente perché la fine del calendario Maya, o meglio la "fine del mondo" Maya, come è stata erroneamente "masticata" dall'industria dell'entertainment, non ha "preso" come i sociologi (ottimisti sulla reattività popolare) avevano immaginato.

C'è infatti una sorta di "mitridatizzazione da fine del mondo", una sorta di avvelenamento, minuscolo ma progressivo, che ha fatto abituare l'uomo "moderno" a convivere con una sorte di "fine immanente". E così se non c'è ormai dubbio che le armi nucleari siano una minaccia costante per la nostra esistenza di per se stessa, viene accettata silenziosamente anche una "fine del mondo progressiva" offerta dall'industria militar-nucleare. Questa industria, nata per bombardare Hiroshima e Nagasaki non cessa, come una spada di Damocle, di minacciare, con la sua intera storia di esplosioni, disastri e contaminazioni, la vita sul pianeta Terra. In altre parole Fukushima, così come Chernobyl (per citare quelle più conosciute), così come gli esperimenti atomici in atmosfera (tra il 1945 ed il 1993), così come lo smaltimento di acciai e rottami radioattivi, così come le infinite scorie nucleari (accumulate dal progetto Manhattan in poi), sono "entrati" ed "entrano progressivamente" nell'ecosistema per "uccidere dall'interno". Nel mondo c'è un'unicaassociazione internazionale che informa e divulga, coraggiosamente e con grande rigore scientifico, sul pericolo della contaminazione interna da parte dei materiali radioattivi. E' l'AIPRI (Association Internationale pour la Protection contre les Rayons Ionisants) fondata da "Monsieur nucléaire" Maurice Eugène André (esperto NBCR a funzione esclusiva). In uno degli ultimi post l'AIPRI dal suo blog fa il punto sull'"inganno dei fattori di dose per i quali si quantifica il danno biologico per una contaminazione interna".

Alcuni lettori si ricorderanno a proposito come Paolo Scampa, presidente dell'AIPRI, solo qualche tempo fa ricordasse su Mainfatti.it come Fukushima, proprio per questo motivo, fosse una "catastrofe appena iniziata". Ecco perché per Natale, proprio per riflettere sulla "scampata" fine del mondo Maya, sarà utile regalare un libro scritto proprio da Paolo Scampa che è già diventato un "cult" per gli addetti ai lavori e per chi combatte i "falsari della scienza". Si tratta de "La camera a gas atomica - Trattato di fisica sul contributo dei test nucleari alla contaminazione finale dell'atmosfera" (Edizioni Mare Nostrum - Austria). Quel che è nobile, da parte del Prof. Scampa, è che si tratta di un testo gratuito e davvero per tutti. Non a caso sul blog dell'AIPRI si sottolinea come "la radioprotezione non è una merce e il sapere non ha proprietà intellettuale". Non ci si lasci ingannare dal sottotitolo del libro. Come si legge nella prefazione: "Non è cosa comune trovare dei documenti scientifici a riguardo di argomenti complessi quali la 'fisica nucleare', redatti con uno stile linguistico molto fluido e perfettamente comprensibile anche da persone inesperte". Leggendolo infatti si capisce subito come la fine del mondo, purtroppo, è davvero nell'aria, per te e per me.

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